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NASCE NEL 1539 IL PRIMO OSPEDALE A GRANADA

SAN GIOVANNI DI DIO

NASCE NEL  1539 IL PRIMO OSPEDALE A GRANADA

Fu contadino, soldato, venditore ambulante e libraio. Dopo aver letto alcuni mistici si dedica a penitenze clamorose sicché lo ritengono pazzo e finisce in manicomio. Qui scopre la sua vocazione: assistere i malati. Fonda il primo ospedale moderno a Granada nel 1539 e plasma i suoi discepoli nell’assistenza agli infermi. Non ha lasciato un libro di Regole e l’Ordine da lui creato prende per sempre il nome dalle tre parole che ripeté fino alla morte: “Fatebenefratelli”

A otto anni scompare da casa e dal paesino nativo, Montemor-o-Novo, presso Evora, in Portogallo. Scappato di casa o rapito? Non si sa, e sua madre ne muore di dolore. Ricompare poi, ma in Spagna, a Oropesa, in casa di un fattore di campagna che lo tiene come un figlio. Si istruisce, lavora: potrebbe sposare la figlia del fattore. Invece, no. Se ne va e diventa soldato contro i francesi, nel Nord della Spagna. Rischia di morire, ma non per mano nemica: vogliono impiccarlo i suoi superiori, perché qualcuno gli ha rubato il bottino di guerra che aveva in consegna. Poi si limitano a espellerlo dall’esercito e lui ricompare a Oropesa, ma non per molto. Lo ritroviamo presto combattente addirittura a Vienna, assediata nel 1529 dalle truppe del sultano turco Solimano II il Magnifico, che ha già espugnato Belgrado e Buda (poi Budapest). Qui Giovanni combatte con l’esercito di Carlo V, imperatore in Europa e re in Spagna. Dopodiché è difficile seguirlo: i suoi biografi lo rincorrono di paese in paese e di mestiere in mestiere, a volte inciampando nelle date. Tanti spagnoli e portoghesi, all’epoca, vanno all’avventura delle “Indie”, per l’Oriente o per l’Occidente. E lui fa cosa abbastanza simile in terraferma: mai fisso in un posto, mai “di ruolo” in un mestiere.

Pellegrino a Compostela, pastore a Siviglia, venditore ambulante a Gibilterra e infine libraio, a Granada: ma questo non è un suo mestiere fra tanti. Lui dei libri si innamora una volta per tutte, per l’intera vita. Le pagine stampate, e insieme le illustrazioni: quella che noi oggi chiamiamo civiltà dell’immagine, ha già un pioniere cinquecentesco in lui, uomo di comunicazione fra i suoi contemporanei, tra la gente di Granada, alla quale continua a raccomandare libri e immagini, anche come sussidio per la fede: “Che nessuno si privi di un simile aiuto: le immagini, basta guardarle per ravvivare la devozione, esse risvegliano l’attenzione, fissano i ricordi”. Ed è ben naturale che un uomo così diventi poi il santo patrono dei librai. Al momento, però, lì a Granada, va a finire in manicomio. Accade nel 1539: lui ha ascoltato un suo omonimo spagnolo, il futuro santo Giovanni d’Avila, un mistico dalla parola trascinante, ed eccolo ora dedicarsi a penitenze clamorose, inaspettate in lui, sicché lo credono impazzito. Finisce in manicomio e senza saperlo, imbocca la strada che mai più abbandonerà, fino alla morte: quella della sofferenza.

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