Riflessione di Don Claudio Almeyra Fereyre
Un grande legato di Papa Francesco

La Chiesa cattolica sostiene che esiste un dialogo tra scienza e religione, infatti i racconti biblici ci portano a comprendere la cura che dobbiamo avere del creato, anche la valorizzazione della persona per la dignità che ha ricevuto dal creatore. Possiamo considerare una trilogia di relazioni: con Dio, con gli altri uomini e donne e con la terra.
La cessazione di queste relazioni è stata causata dal peccato originale, in cui l'uomo si mette al posto di Dio, rompendo l'armonia esistente tra l'uomo e il creato; si genera quindi una sorta di conflitto relazionale, per cui l'uomo sfrutta l'ambiente (il creato) invece di prendersene cura per lasciare il giardino dell'umanità in buone condizioni alle generazioni future (sostenibilità).
La Bibbia non accetta, certamente, un antropocentrismo dispotico, in cui l'uomo viene messo al centro di tutto; al contrario, la riconoscenza di Dio come creatore, ci porta a mettere ogni cosa al suo posto, cioè il creatore, la creatura e il creato perché en definitiva il creato non è frutto del caos ma dell'amore, che è ordine e armonia.
La fede ci fa interpretare la bellezza della creazione e la relazione del creatore con essa, la caratteristica fondamentale che esiste in questa creazione è la trascendenza per la quale l'essere umano diventa immagine di Dio (imago Dei).
C'è una vera unione o sinfonia tra i componenti del creato, ma questo non significa che ci sia uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, nemmeno una divinizzazione della terra, che sarebbe assurda, quindi dobbiamo difendere la relazione dell'essere umano con le altre creature, comprese le altre persone; a questo proposito la tecnologia ci pone di fronte a un bivio: la tecnica è un dono della creatività che viene da Dio oppure una merce da usare?
Nel giusto giudizio sull'uso della tecnologia gioca un ruolo fondamentale la libertà, che, quando si utilizza male, viene data in pasto ai bisogni immediati, facendo crescere il potere in forma incontrollata, tanto che si cerca di sfruttare l'infinita disponibilità delle risorse della terra attraverso uno sfruttamento illimitato e talvolta spietato. Va quindi detto con enfasi che non c'è vera ecologia senza una corretta concezione antropologica, poiché la crisi ecologica è fondamentalmente una crisi etica, culturale e spirituale, per cui non si può sanare il rapporto con la natura senza prima sanare il rapporto tra di noi, questo comporterebbe rinchiudersi nell'immanenza, che è il contrario della trascendenza.
La cultura del relativismo porta a trattare le persone come oggetti questo si chiama schiavitù moderna, ad esempio lo scarto dei bambini, la compravendita di organi umani, ecc. a questo punto bisogna dire che quando la cultura è corrotta non esiste una verità oggettiva.
La Chiesa apprezza la genetica, ma qualsiasi tipo di sperimentazione richiede un particolare rispetto per la vita, infatti la ricerca deve essere al servizio dello sviluppo della natura umana e non viceversa.
In questo contesto, Papa Francesco nella Laudato sì, afferma che l'ecologia deve includere una dimensione umana e sociale, chiamando questo concetto ecologia integrale, che è lo studio della relazione tra gli organismi viventi e l'ambiente in cui si sviluppano; l'ecosistema ha una capacità di rigenerarsi in diverse aree e aspetti, ma questo significa che l'ambiente debba essere protetto in modo integrale e non isolato, perché i problemi ambientali devono essere considerati in un contesto umano, familiare, lavorativo e urbano.
La persona è un essere relazionale, con sé stessa e con gli altri, oltre che con l'ambiente che la circonda, quindi esiste un tipo di ecologia sociale che regola le relazioni umane tra famiglia, società, paese e mondo perciò la scomparsa di una cultura è più grave della estinzione di una specie vegetale o animale, quindi esiste un'ecologia della vita quotidiana, della casa, del lavoro, che utilizza l'ambiente per esprimere la nostra identità. La persona deve accettare il proprio corpo come un dono di Dio, anche il mondo intero come una casa comune, il che implica non avere il desiderio di dominarlo. Il bene comune è considerato un principio di etica sociale e si collega anche al principio di sussidiarietà: l'ambiente è un dono ricevuto da gestire che dobbiamo lasciare alle generazioni successive.
I rischi dell'uomo moderno sono l'individualismo e la ricerca egoistica della gratificazione immediata, che porta a non riconoscere l'altro, anzi, questa sarebbe la causa di conflitti come la guerra. Per risolvere questo problema abbiamo bisogno di una morale intergenerazionale. Ringraziamo per questo contributo magisteriale di papa Francesco che senza dubbio è determinante nella realtà odierna.