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P. Maroun BADR
Bioeticista e ricercatore
contact@marounbadr.fr www.marounbadr.fr

Il desiderio di un figlio può diventare la pretesa del figlio desiderato?

Quale relazione tra il desiderio di figliolanza e la nuova vita generata

IL NASCITURO, VITTIMA DELLA SUA STESSA ESISTENZA?

Con i progressi scientifici compiuti a partire dalla seconda metà del secolo scorso, lo status del nascituro è diventato un tema cruciale nei dibattiti bioetici. Fragile, senza difesa, senza voce per esprimersi, il nascituro è minacciato da un triplice desiderio.

a) Il desiderio di un figlio

Se è legittimo che una coppia eterosessuale desideri un figlio come parte del proprio matrimonio, come frutto del proprio amore, questo desiderio è amplificato in una coppia che soffre di incapacità di concepire. Le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) aiutano a superare questa mancanza. In questo contesto, vale la pena notare che solo l’inseminazione artificiale effettuata solo in coppie eterosessuali sposate è tollerata, a condizione che non sostituisca l’atto coniugale, ma sia un aiuto tecnico “affinché il seme eiaculato nell’ambito e in coincidenza con l’atto coniugale, possa unirsi alla cellula uovo ed attuare così la fecondazione[1]”. 

Tuttavia, il nascituro diventa particolarmente vittima di questo desiderio quando la pretesa di genitorialità è avanzata da persone che non possono legittimamente concepire: coppie dello stesso sesso, donne sole o uomini soli. Il nascituro diventa vittima perché è considerato, da chi lo desidera, come un oggetto di desiderio, come un diritto, come una “proprietà” regolata da un rapporto di produzione-soddisfazione.

b) Il figlio del desiderio

Con l’aiuto delle tecniche di procreazione e della diagnosi prenatale o pre-impianto, possiamo passare dal desiderio del figlio a tutti i costi ad un figlio concepito secondo i desideri dei suoi “genitori”: un figlio del desiderio. Di conseguenza, il nascituro è una vittima in due modi: Da un lato, c’è il paradosso dell’eliminazione dei bambini indesiderati se il nascituro non possiede le qualità richieste oppure se il bambino è affetto da un difetto qualitativo, come la trisomia 21 (sindrome di down), a questo punto viene eliminato; ovvero il bambino deve essere portatore di una qualità scelta dei suoi “progenitori” ad esempio la sordità (una coppia di donne americane con ipoacusia, volevano avere un figlio sordo come loro[2]). D’altra parte, il figlio del desiderio a volte non è desiderato per se stesso ma come strumento: “bébé-médicament” sarebbe un bambino concepito in vitro su misura per poter essere compatibile con un fratello/sorella con lo scopo di fornire di prodotti o di elementi del suo corpo, destinati al fratello/sorella malato. Quindi, questo nascituro è vittima del suo stesso ottimo stato di salute.

c) Il desiderio del non-desiderio del figlio

Concepito in un momento ritenuto inopportuno, concepito “accidentalmente” a causa di una relazione occasionale, concepito senza volerlo, il nascituro è vittima del desiderio del non-desiderio; il motivo è che costituisce una minaccia perché sconvolge la vita di chi non lo vuole. Di conseguenza, in nome di una certa libertà e autonomia, l’aborto è visto come la soluzione per soddisfare questo desiderio di non permettere al nascituro di continuare l’avventura gestazionale e di vedere la luce della vita.

Questi tre desideri agiscono come se il nascituro fosse una vittima della sua stessa esistenza, nonostante la sua appartenenza alla specie umana e nonostante abbia una dignità ontologica. Ecco perché è importante riflettere con attenzione e in modo globale sulla bioetica in relazione a tutti questi temi, per poter essere la voce di chi non ha voce: il nascituro.

P. Maroun BADR
Bioeticista e ricercatore

badr.maroun1@gmail.com


[1] E. Sgreccia, Manuale di Bioetica. Fondamenti ed etica biomedica, I, Vita e Pensiero, Milano 1999Terza, 515.

[2] D. Teather, «Lesbian couple have deaf baby by choice», The Guardian (2002), in https://www.theguardian.com/world/2002/apr/08/davidteather [29-4-2022].

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