Maroun Badr, sacerdote, bioeticista e ricercatore franco-libanese che vive in Francia, viene intervistato da Don Claudio Almeyra Fereyre e risponde ad alcune questioni riguardanti alla nuova legge di costituzionalizzazione della pratica dell’aborto.
FRANCIA: PRIMO PAESE IN INSERIRE L'ABORTO NELLA CARTA MAGNA
Riguardo a ciò che è successo in Francia con l’introduzione del “diritto” all'aborto nella Costituzione, quali pensa siano state le ragioni che hanno reso favorevole al Parlamento questa decisione?
Dalla depenalizzazione dell’aborto nel 1975, nota come Legge Veil, leggi e disposizioni successive sono state concepite per facilitare e promuovere l'accesso all’aborto. Negli ultimi anni, l’aborto è diventato una causa politica. Poi, arriva la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la sentenza Roe contro Wade (1973) con la sentenza Dobbs contro Jackson Women’s Health Organization, nel 24 giugno 2022. Questa decisione ha ritenuto che il diritto all’aborto non è protetto dalla Costituzione degli Stati Uniti e ha dato ad ogni Stato la possibilità di legiferare e prendere decisioni sulla questione. Indubbiamente in questo contesto, questo ha portato a sospettare un certo pericolo della protezione del cosidetto “diritto” di abortire, per cui si è deciso di presentare una proposta di legge per tutelarlo, introducendolo nella Magna Charta.
Alcune donne sostengono che sarebbe un loro diritto abortire, cosa ne pensa? Questa domanda è davvero molto interessante. Primo, vale notare che il cosiddetto “diritto all'aborto” non compare come diritto nelle convenzioni e nei trattati internazionali. Ciò che è certo è che l’accesso all’aborto deriva dal diritto alla libertà di disporre del proprio corpo. In questo senso, “si capisce” che per alcune donne, l’aborto è un diritto perché è la donna che porta avanti la gravidanza che riguarda il suo corpo. In questo senso si parlo di questo “diritto”. Con la costituzionalizzazione, l’aborto è considerato una libertà fondamentale garantita dalla legge. Ma sarà certamente stabilita come un diritto.
Quali sono le ripercussioni bioetiche di un evento così sorprendente? Ce ne sono quattro in particolare.
a) Non spetta solo alla donna prendere la decisione sul nascituro e sopportare da sola le conseguenze (fisiche, psicologiche, ecc.) dell’aborto. Bisogna dire che anche l’uomo avrebbe il diritto di decidere sul bambino, perché un bambino è il frutto di una relazione tra un uomo e una donna, quindi non è un diritto unilaterale. Certo, ci sono eccezioni come lo stupro o l’incesto, che non costituiscono la maggioranza dei casi, soprattutto nei Paesi dell’Unione Europea. Ma queste eccezioni devono essere trattate in modo diverso.
b) C’è il problema della concezione del corpo. Con movimenti che chiedono l’aborto con gli slogan “il mio corpo mi appartiene” o “il mio corpo, la mia scelta”, si ritiene che il corpo sia un pezzo di carne che appartiene a una persona e che si può fare quello che si vuole. Eppure questa è una visione riduttiva dell’essere umano perché è innegabile che il corpo è parte di un tutto, cioè la persona è un’unità di corpo e anima, quindi va intesa nella sua unitotalità fisica, psichica e spirituale e non separatamente.
c) C’è il grande problema dell’obiezione di coscienza che è un diritto fondamentale. Ciò solleva la questione di come, o addirittura se, si possano conciliare due libertà fondamentali: la libertà delle donne di abortire e la libertà degli operatori sanitari di esercitare l’obiezione di coscienza..
d) Bisogna anche dire che non si tratta solo dal corpo della donna ma c’è il bambino che è un altro individuo.
Oggi in Francia i medici e gli operatori sanitari sono tutelati dall’obiezione all'aborto? Sì, fino ad ora hanno la possibilità di praticare l’obiezione di coscienza, ma va detto che il medico obiettore ha l’obbligo di informare la paziente su chi può praticarle l’aborto. È un modo di ledere il diritto creando ulteriori problemi di indole morale.
La legge francese riconosce l'embrione come persona o come essere umano o no? No, non lo riconosce come persona. Per quanto riguarda, se è un essere umano, c’è stato un cambiamento nella legislazione. Il primo articolo della legge sull’aborto del 1975 afferma che “la legge garantisce il rispetto per ogni essere umano fin dall’inizio della vita”. Senza dubbio, si riferisce al nascituro. Ma l’articolo 16 del Codice civile creato con la legge di 1994 (prima legge di Bioetica) indica che “la legge [...] garantisce il rispetto dell’essere umano fin dall’inizio della sua vita”. Questo cambiamento, la legge attuale riconosce il diritto alla vita di un essere quando nasce “vivo e vitale” e non quando è concepito.
La Francia è una nazione che difende la libertà e l’uguaglianza, pensa che inserendo l’aborto come “diritto” nella costituzione nazionale difenda questi principi oppure no?
Bisognerebbe vedere cosa si intende con i principi di libertà e uguaglianza. Per quanto riguarda la libertà, sappiamo bene che si è veramente liberi quando si è responsabili di come si agisce e non quando abbiamo la possibilità di fare tutto quello che si vuole. Per quanto riguarda l’uguaglianza, non trovo una giustificazione per questo. Come l’ho già detto, c’è una discriminazione nei confronti del nascituro e di suo padre. Direi che l’uso di termini come libertà e uguaglianza, senza che siano adeguatamente definiti, non è altro che il riflesso di un pensiero ideologico distaccato dalla realtà.
Qual è stata la reazione del popolo francese rispetto alla decisione del Parlamento? La Francia è un Paese molto particolare, ci sono persone che esultano per la conquista di nuovi diritti e altre che vedono questo intervento legislativo come inutile, visto che una legge sull’aborto c’era e non ce n’era bisogno di una legiferazione nuova. Questo crea una sorta di malcontento in alcuni settori, devo dire, non solo cristiani ma anche persone di buon senso. Dobbiamo riconoscere che è stata seminata molta confusione, soprattutto attraverso i media.
In questo contesto, qual è il ruolo del movimento pro-vita in Francia? Il movimento ha lavorato duramente per anni, credo che ora più che mai debba continuare il suo compito per difendere la vita dei non nati e delle donne in situazioni di vulnerabilità, diffondendo, educando e sensibilizzando sul valore fondamentale della vita.
Ha altre riflessioni da fare sull'argomento? Direi che si è perso il valore fondamentale della vita, ci sono ideologie che concepiscono la libertà come un assoluto, cadendo nel libertinismo, sono consapevole che ancora si viva la lotta di Davide contro Golia, ma chi ha vinto è stato proprio il più piccolo, il grande re Davide, il che significa che possiamo essere una minoranza ma non è tutto detto, la lotta si basa sulla convinzione di valori perenni e sul valore fondamentale della vita umana, che va difesa dal concepimento fino alla morte naturale.