L’EMPATIA: UNA RIFLESSIONE ETICA
Ci sono tanti autori che parlano dell’empatia, innanzitutto nell’ambito della Psichiatria o Psicoterapia, ma si può applicare la loro riflessione ai comportamenti che dovrebbero avere tutti gli operatori sanitari dovuto alla missione che svolgono: trattare con persone che hanno bisogno.
Alcuni definiscono l’empatia come la condivisione dello stato mentale ed emotivo dell'altro come si fosse io al suo posto, questo non è solo comprensione altrimenti la capacità di percepire il più accuratamente possibile il quadro di riferimento interiore e le componenti emotive dell’atro e di comprenderli come si io fosse l’atro.1
L’empatia eticamente parlando, sarebbe la conclusione di un approccio di amore ed amicizia, questi due concetti sono chiavi nell’etica perché attraverso un comportamento amichevole si arriva alla empatia che fa scaturire il nobile sentimento di amore. Come aiuto all’ora di coltivare questo rapporto di amicizia viene la libertà intesa come caratteristica dell’essere umano che ha la capacità dell’altruismo, con la scelta dei valori positivi come la bontà e la verità, allora al decidere responsabilmente uno riesce ad andare oltre di sé stesso in quello che Frankl chiama autotrascendenza.2
La libertà va sempre insieme alla responsabilità quindi possiamo affermare che sono un binomio perfetto, e questo si capisce nel fatto che se decido devo essere responsabile di ciò che ho deciso, vuol dire che decidendo bene cioè i valori di bontà e verità trovo il vero senso della mia esistenza.3
L’alterità- empatia, così vissuta sarebbe una vera trascendenza, anche vista da una concezione etica, perché spinge la persona ad avere un comportamento regolato dall’acquisto dei valori positivi che gli fanno scoprire tramite l’auto trascendenza, la dignità dell’essere umano che sarebbe la sua propria dignità, questo viene sviluppato da Viktor Frankl nelle dieci tesi sulla persona umana.4 dove sembra fosse una vera premessa dei principi della etica personalista.5
Per sviluppare l’empatia nel contesto di un comportamento etico, bisogna avere un approccio fenomenologico, tramite il quale uno possa aprirsi al mondo degli altri e condividere il suo mondo interiore per esempio: quando siamo tristi (a volte causa di una depressione) il dialogo con noi stessi cioè ascoltare la voce e il silenzio della nostra anima, fa che il contatto con il mondo esterno sia più attenuato e sollevante. Il problema c’è quando ci si trova con persone che hanno una forma di essere corrosiva o tossica, allora non solo impediscono il dialogo con le altre persone ma anche con loro stessi, allora come conseguenza rimangono vuoti in un deserto di sofferenza.6.
A questo punto bisogna suggerire altri concetti che ci aiuteranno nel nostro percorso, uno di quelli sarebbe: l’auto distanziamento, dice Frankl che la persona ha bisogno di distanziarsi dei condizionamenti, anche di sé stessa, questo evidentemente nel piano psicofisico, per non ripiegarsi in se stessa e trovare fuori di se la sua realizzazione anche la maturità.7
Per riuscire a fare questo possiamo contare con il senso dell’umorismo, che a volte ci porta a creare un sano distanziamento di certe situazioni.8 Un esempio potrebbe essere ridere di sé stesso anche in forma ironica, addirittura della stessa patologia, purtroppo questo oggi non si dà spesso già che siamo immersi in una società narcisista che va sempre dietro a fare “belle figure” lasciando da parte l’autenticità e la spontaneità di ridere di sé stessi. Sarebbe secondo la mia opinione una cosa da coltivare.
L’altro concetto viene compreso insieme all’auto distanziamento e sarebbe l’auto trascendenza, (qualità unica dell’essere umano per la sua condizione spirituale), la persona ha la capacita di uscire da se stessa e di andare oltre verso una cosa o persona anche un “senso” infatti Frankl fa un paragone dicendo che l’occhio solo guarda se stesso quando è ammalato (cataratte) altrimenti guarda fuori di sè.9l’uomo sarà completamente se stesso nella misura che riesca a trascendere e a dimenticarsi di se stesso, per trovarsi fuori di se, allora se dice che ogni persona è un icona di un’altra persona. lo psicologo austriaco arriva a queste nozioni perché nella sua antropologia considera la spiritualità dell’essere umano, non come un’idea religiosa, piuttosto come una realtà filosofico-antropologica.
Quasi sempre l’auto distanziamento viene vissuto con sofferenza, Viktor Frankln, per approcciare questo tema fa una distinzione fra “homo faber" y "homo patiens”10, il primo sarebbe l’uomo dell’etica del successo invece il secondo sarebbe l’uomo dell’insuccesso e della frustrazione.
A partire da questi concetti, l’autore sosterrà che la sofferenza ha un valore, proporrà un percorso da seguire consistente nella accettazione per trovare il senso della sofferenza, attraverso l’adesione a tre valori: il lavoro o creatività, la esperienza, e la stessa sofferenza.
Tutto ciò che ci porta all’insuccesso o alla frustrazione può diventare un’opportunità o risorsa, per realizzarci completamente come persone attraverso la maturità umana. Allora la sofferenza diventa una prestazione che consiste nell’accettazione anche di quelle cose irrimediabili per auto trascendere e trovare il vero senso della esistenza, questo percorso ci aiuterà a gestire quello che Frankl chiama la "la triade” della esistenza umana" cioè dolore, colpa e morte.11
Allora possiamo andare avanti nella nostra riflessione avendo in conto le idee precedenti e dire che questo percorso si può fare reale nella cura palliativa, che ha iniziato praticamente nel secolo scorso precisamente nella decada del sessanta, nella medicina oncologica, essendo consapevoli che “una medicina autentica non può prescindere dalla sofferenza umana”, intesa come esperienza che a volte minaccia le basi della esistenza. Per raggiungere questo obiettivo bisogna partire da una antropologia che tenga conto certi valori come la spiritualità e la trascendenza.12
L’empatia si sviluppa nella cura palliativa facendo in modo che il paziente si confronti col suo stato di situazione con un atteggiamento di libertà e responsabilità, rifletta sulla sua vita e sulla condotta costruttiva da seguire. Per arrivare a questo scopo ci vorrà qualcuno che aiuti a scoprire il vero senso della esistenza e della vita trascendendo anche la stessa sofferenza.13
La logoterapia, intessa come spirito-senso esce all’incontro della etica medica, tramite il pensiero esistenziale e fenomenologico del suo autore lo scienziato, filosofo, medico e grande essere umano, Viktor Frankl, che ha avuto l’argutezza e il coraggio di difendere la vita dall’inizio fino alla fine da un’ottica personalista, dando un ruolo fondamentale al medico che deve tutelare questo diritto assoluto, rapportandosi con il paziente sofferente, creando una sorta d’empatia con lo scopo di trovare il vero senso della esistenza umana.
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1 ROGERS CR. Client-centered therapy. In: Arieti S (ed) American handbook of psychiatry. Vol 3. Basic Books, New York, 1966
2 MANGIONE Maria Addolorata, La persona umana, nell’insegnamento di Viktor F.p.69
3 FIZZOTTI, A. Gismondi, Religione, suicidio e senso della vita secondo la logoterapia di Viktor E. Frankl, «Humanitas», 1993, 48(2), pp. 229-230
4 FRANKL Viktor E., Dieci tesi sulla persona, pp. 33-42
5 SGRECCIA Elio, Manuale di Bioetica, vita e pensiero, Milano.20194pp.221-235
6 BORGNA Eugenio, Noi siamo un colloquio, Feltrinelli, Milano, 1999, pp. 13-14
7 FIZZOTTI,2002b p. 147
8 FRANKL Viktor E, L’uomo alla ricerca di senso, cit., p. 60
9 FRANKL Viktor E, Ripreso da: Eugenio Fizzotti, Alessandro Scarpelli, Viktor E. Frankl, dire sì alla vita, nonostante tutto, Eledici, Leumann, 2005, p. 32
10 FRANKL Viktor E, Logoterapia. Medicina dell’anima, cit., p. 131
11 FRANKL Viktor E, Dio nell'inconscio, Brescia, Morcelliana, 20004 p. 128
12 MANGIONE Maria Addolorata, L’inserimento tra le cure palliative di un trattamento ispirato alla logoterapia di V.E. Frankl, «Medicina e Morale», 20131, pp. 49-68, p. 50
13 W. BREITBART, C. GIBSON , S. R. POPPITO ET AL., Psychotherapeutic interventions at the end of life…, p. 369.