COSA SONO I COMPORTAMENTI A RISCHIO?
I comportamenti a rischio sono oggetto di una profonda riflessione bioetica basata sull'osservazione dell'azione umana per comprenderne il valore o il disvalore alla luce di specifici modelli antropologici di riferimento. In altre parole, la formulazione di un giudizio positivo o negativo sui comportamenti di dipendenza, la cui diffusione sociale è sempre più capillare nel mondo globalizzato, deve necessariamente partire dall'analisi dei dati medico-scientifici e sociologici sugli effetti positivi o dannosi per la vita degli individui e della società dei suddetti comportamenti, con lo scopo di attribuire le conseguenti responsabilità ai soggetti morali che agiscono ai rispettivi livelli: individuale, comunitario e istituzionale.
Per quanto riguarda le dipendenze comportamentali e, in particolare, il gioco d'azzardo patologico, è necessario precisare che la prospettiva della Bioetica è molto più ampia di quella giuridica. Infatti, la condotta presa in considerazione dalla legge, e quindi sanzionata, è solo quella del gioco d'azzardo, come previsto dall'articolo 718 del codice penale: “chiunque cagiona un turbamento dell'ordine sociale o arreca un danno a cose ritenute meritevoli di tutela da parte dell'ordinamento giuridico, come i beni immobili; ovvero quando lo esercita senza autorizzazione dell'autorità amministrativa...”.
Inoltre, il gioco d'azzardo in sé, in quanto attività ricreativa, non sarebbe rilevante per la legge se non come attività lecita e, di fatto, fonte di profitto per lo Stato, che lo sottopone a tassazione e lo gestisce in regime di monopolio. Invece il soggetto avendo questo tipo di comportamento frequenta compulsivamente sale da gioco, disperde i suoi beni, perde le sue relazioni affettive e sociali e dedica gran parte del suo tempo a cercare la possibilità di giocare o scommettere.
L'uso del tempo in Rete acquista rilevanza e, in particolare, illiceità per la Legge non come dipendenza patologica, ma solo nel caso di violazione di norme relative alla privacy oppure alla tutela della proprietà intellettuale oppure a condotte criminose, note anche come crimini informatici, come la frode e l'accesso abusivo a reti informatiche, o i casi ben più gravi di adescamento online, pornografia e pedofilia virtuale.
- La sindrome da dipendenza è caratterizzata da una serie di sintomi:
assunzione compulsiva; perdita di autocontrollo; uso ripetuto e continuato nonostante le conseguenze negative; assuefazione alla sostanza.
Il tentativo di evitare l'insorgere dell'astinenza assumendo la sostanza; lo sviluppo della tolleranza alla sostanza con la tendenza ad aumentare la dose.
La mancanza di interesse per altre occupazioni; tempi lunghi per procurarsi la sostanza o per riprendersi dopo averla assunta; degrado fisico. In una fase iniziale della letteratura scientifica si è ritenuto utile distinguere la dipendenza dalla patologia, nel senso che la prima costituirebbe una condizione di disturbo psichico di grado inferiore rispetto alla seconda; tuttavia, oggi la distinzione sembra essere di scarsa utilità.
- La definizione di sindrome da dipendenza è stata elaborata nel 1964 da una commissione di esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): “insieme di fenomeni cognitivi e fisiologici, nonché di disturbi comportamentali, in seguito ai quali l'individuo è portato a considerare l'assunzione di una sostanza o di un gruppo di sostanze come molto più importante di quella a cui attribuisce abitualmente valore”. Tutte le forme di dipendenza, sia da sostanze che da comportamenti, portano la persona a un più o meno lento degrado fisico e psicologico, alla rottura della vita relazionale, a gravi conseguenze anche sul lavoro, nonché a possibili esiti penali e, quindi, all'effettiva privazione della libertà personale. In sintesi, le sostanze e i comportamenti a rischio alterano l'equilibrio neurologico a tal punto che la condizione di “cervello dipendente” è una condizione nuova, diversa da quella del cervello libero da droghe: il sistema nervoso associa ora la sensazione di gratificazione e di ricompensa a un comportamento che in realtà è autodistruttivo ed è indotto a ripeterlo fino a quando non è costretto a farlo.
- L'iperattivazione del sistema di ricerca porta a una condizione di asservimento psichico e fisico della persona, che non è più libera di determinare sé stessa e le proprie azioni, ma diventa schiava.
